Lo sbiancamento dentale.
Lo sbiancamento dentale o lo sbiancamento dei denti, non è un argomento che mi affascina più di tanto, lo ammetto, il mio focus è volto alla clinica e riabilitazione della masticazione e le migliorie estetiche dovrebbero essere, nel mio modo di pensare, una conseguenza degli interventi odontoiatrici e non la il fine del trattamento stesso.
Ciononostante, il trattamento di cui parliamo è “minimamente” invasivo e, sebbene sia prevalentemente cosmetico, è anche terapeutico perché connesso al benessere psico-fisico della persona che lo riceve e quindi ha senso integrarlo tra i servizi erogati in uno studio dentistico.
Ovviamente stiamo parlando di un trattamento che va fatto in una bocca sana e priva di carie dentali.
Quando ci si sottopone ad una detartrasi, oltre a togliere il tartaro che è, per semplificare, assimilabile ad un residuo calcareo che si accumula intorno al colletto dei denti, si procede alla lucidatura con gommini, paste lucidanti e polveri che vengono spuzzate con appositi strumenti che somigliano agli aerografi.
Queste operazioni sono in grado di togliere le macchie superficiali del dente e di restituirgli il suo colore originale. Molto spesso questo è un risultato soddisfacente e, se si spazzola in maniera corretta, abbastanza duraturo.
Lo sbiancamento dentale si pone l’obiettivo di schiarire il dente in profondità eliminando pigmentazioni che possono colorare il dente con sfumature, a volte piuttosto marcate, di giallo, rosso, marrone, grigio etc.
Perchè i miei denti non sono bianchi?

Le cause di queste colorazioni dipendono da molti fattori come etnia, luogo di nascita, abitudini alimentari, farmaci etc.
I fattori ambientali sono particolarmente importanti durante i primi anni di vita perché lo sviluppo della corona dentale, che, ricordiamolo, è la parte del dente visibile e deputata alla masticazione avviene durante questo periodo. Per questo motivo, se da bambini si beve acqua molto ricca di sali minerali questi si possono depositare nella dentina e nello smalto, colorando i denti.
Anche alcuni farmaci se presi in quella fascia d’età possono provocare lo stesso inconveniente è il caso delle pigmentazioni da tetracicline che sono state usate in abbondanza a cavallo degli anni 70 e che hanno lasciato un ricordo nei denti di moltissime persone nate in quel periodo.
In tutti questi casi si possono utilizzare dei prodotti che, applicati sui denti, agiscono come un vero e proprio sbiancante. La maggior parte degli sbiancanti è a base di perossido di idrogeno o perossido di carbammide. Sono prodotti che liberano ossigeno che riesce a spezzare le molecole dei pigmenti schiarendo, di conseguenza, il dente.
Quale tipo di sbiancamento dentale scegliere?
Esistono molti protocolli e molte formulazioni, alcuni prevedono che lo sbiancamento sia fatto in studio mentre altri si fa a casa, in questo caso, generalmente, le concentrazioni sono più blande perché il perossido può provocare delle ustioni essendo caustico.
Il mercato degli sbiancanti è in continua evoluzione e ci sono vari prodotti, alcuni vengono utilizzati con apposite lampade che ne potenziano gli effetti, altri sono attivati dalla luce laser, esistono penne sbiancanti, dentifrici di mantenimento etc. Districarsi in questo ginepraio di prodotti richiede quindi una certa competenza.
Generalmente sono operazioni che vengono demandate all’operato dell’igienista dentale, a volte i denti risultano essere più sensibili del solito per qualche tempo, ma la cosa rientra in maniera autonoma velocemente.